La Chiesa di San Nicolò a Comacchio: storia e trasformazioni

Le radici della confraternita intitolata a San Nicolò si collocano nella seconda metà del Quattrocento, in un periodo in cui Comacchio, città di acque e di scambi, viveva una fase di fervore religioso e sociale. È probabile che la confraternita fosse inizialmente legata a un piccolo oratorio situato nei pressi del porto di Magnavacca, punto di passaggio strategico per mercanti e viaggiatori. Ben presto, però, l’associazione sentì la necessità di avere una presenza stabile anche all’interno del centro urbano, dando così origine a una chiesa dedicata al santo.

La missione della confraternita era fortemente orientata alla carità e alla solidarietà. Essa si occupava di gestire un hospitale, cioè un luogo di accoglienza destinato ai poveri, ai malati e ai pellegrini in transito. In questa struttura, oltre al ricovero notturno, venivano garantiti pasti caldi e cure di base, segno di una sensibilità sociale che caratterizzava le comunità religiose dell’epoca. Le spese necessarie al funzionamento dell’ospizio erano sostenute da più canali: la Comunità cittadina contribuiva in parte, ma non mancavano offerte spontanee, elemosine e generosi lasciti testamentari di privati devoti.

I rapporti tra la confraternita e le istituzioni civili di Comacchio sono ben documentati. A partire dal 1587, diversi atti deliberativi attestano come il consiglio cittadino sostenesse l’idea di costruire una chiesa che fungesse da sede stabile della confraternita, da collocare accanto all’ospizio già esistente. Questo legame tra la dimensione spirituale e quella assistenziale rispecchia bene la mentalità dell’epoca, in cui la fede e la cura per i bisognosi erano considerati aspetti inseparabili.

La vita della chiesa fu però interrotta alla fine del Settecento, quando i decreti napoleonici del 1798 disposero la soppressione di molte istituzioni religiose, comprese le confraternite e i loro luoghi di culto. L’edificio fu chiuso e gli arredi sacri, per non andare perduti, vennero redistribuiti in altre parrocchie di Comacchio. Da quel momento l’antica chiesa perse il suo ruolo spirituale e fu progressivamente riadattata a usi più pratici e profani: dapprima come magazzino e successivamente come segheria.

All’inizio del Novecento, il destino dell’edificio cambiò nuovamente. Nel 1919, i proprietari dell’immobile – le famiglie Zannini e Vicentini – incaricarono l’architetto Vitale Vitali di elaborare un progetto che trasformasse la vecchia struttura religiosa in un luogo moderno di intrattenimento. Nacque così il cinema-teatro, che per decenni avrebbe rappresentato uno dei punti di riferimento culturali per la comunità comacchiese.

Il passaggio da chiesa a spazio laico, e infine a cinema-teatro, testimonia la capacità degli edifici storici di adattarsi ai bisogni delle epoche. Se nel XV secolo l’edificio era stato pensato per ospitare la preghiera e la solidarietà verso i più fragili, nel XX secolo era diventato il luogo della socialità, dello spettacolo e della condivisione di esperienze culturali. Per anni le sale trasformate hanno accolto film, spettacoli e momenti di aggregazione, intrecciando la memoria religiosa con quella laica.

Oggi della chiesa originaria resta soltanto il ricordo. Tuttavia, la stratificazione delle storie legate a questo edificio – confraternita, ospizio, chiesa, magazzino, cinema rende ancora viva la memoria di un luogo che, nel corso dei secoli, ha sempre saputo adattarsi alle esigenze di Comacchio e della sua comunità.